martedì 23 agosto 2016

Sopravvivere

Sopravvivere: questo è quello che si cerca di fare quando muore una figlia.
Anzi, il primo desiderio è morire con lei perché il dolore è talmente forte, talmente grande, talmente assurdo da sentirsi persi, svuotati, annientati.

Il pozzo nel quale si precipita diventa sempre più profondo, la sofferenza scava nell’animo e vi rimane. Per sempre.
Non c’è pace, ma solo tormento…
Il vuoto è infinito anche quando si tenta di dare un senso a qualcosa che, invece, un senso non ce l’ha più.

E solo una madre (o un padre, anche se in maniera diversa) che ha attraversato lo stesso dolore può comprendere realmente cosa significhi la perdita di una figlia.

Si continua a vagare in un mare senza mai approdare a nessuna sponda, senza una rotta, senza un timoniere che indichi la direzione. 
Ci si sente un superstite, vulnerabile e disperato.

Tutto è sospeso tra il ‘prima’ e il ‘dopo’, senza più riferimenti certi, senza sicurezze se non la consapevolezza che il dolore non lo può togliere nessuno.

E la ferita resta aperta e così rimarrà per tutta la vita…


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