mercoledì 21 aprile 2010

Udine: muore neonata islamica e la Lega protesta contro la sua sepoltura

Udine, 14 aprile 2010.

La settimana scorsa è morta a Udine, presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia, una neonata, i cui genitori sono musulmani.
E' stata sepolta al camposanto di Paderno, nell'area riservata ai defunti di fede islamica: 200 fosse orientate sull’asse nordest-sudovest, in direzione della Mecca.
Subito dopo la cerimonia, i rappresentanti della Lega Nord e del Pdl - sedicenti portavoce di tutti i cristiani di Udine - hanno protestato: secondo loro la sepoltura della piccola sarebbe "irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione".
E' prevista sabato prossimo una macabra iniziativa della Lega ovvero una raccolta firme contro la tumulazione della neonata (secondo alcuni, chiederanno di disseppellire il suo corpicino per interrarlo altrove) e per chiedere al comune di eliminare dal cimitero l'area destinata ai morti di religione musulmana.
Già nei mesi scorsi la decisione del Comune di riservare un'area del cimitero ai musulmani, come avviene in tutte le città dell'Unione europea, aveva provocato le proteste della Lega, che aveva raccolto 1.700 firme e promosso una fiaccolata contro la concessione dello spazio cimiteriale.

Gruppo EveryOne

mercoledì 14 aprile 2010

Io sto con Emergency




SABATO 17 - ore 14,30
Appuntamento in piazza Navona a ROMA




Per dare più forza all'appello "IO STO CON EMERGENCY", chiediamo a tutti i sostenitori, simpatizzanti, a tutti gli italiani che hanno a cuore le sorti dei nostri connazionali, di partecipare alla manifestazione che si terrà a Roma sabato 17 aprile alle 14.30, in piazza Navona.

giovedì 8 aprile 2010

Cuba, que linda es Cuba

Dal blog di Claudio Grassi

Ogni occasione è buona, evidentemente, per gettare discredito su Cuba e sul suo processo rivoluzionario da parte dei soliti noti: Stati Uniti, Unione Europea, grandi circuiti della stampa internazionale, di destra come “progressista”.
Non è la prima volta, ovviamente, che ci troviamo in questa situazione, ma in questo caso il pretesto utilizzato smaschera apertamente il cinismo e l’ipocrisia dei diversi protagonisti di questa campagna tanto arrogante quanto inconsistente. Con il solito, anche in questo caso non nuovo, obiettivo: interrompere il processo di transizione al socialismo e ripristinare una transizione al capitalismo di stampo neocoloniale a Cuba, colpendo al cuore il nuovo corso progressista in America Latina e le prospettive in costruzione del socialismo nel XXI secolo.
Sostengono la campagna contro Cuba gli stessi protagonisti che hanno di fatto legittimato il golpe in Honduras o che hanno esteso la propria presenza militare nella Colombia fascista di Uribe per minacciare Venezuela, Ecuador, Bolivia e lo stesso Brasile di Lula. Gli stessi che hanno tentato di colonizzare Haiti con il pretesto del terremoto o che continuano a decimare la popolazione civile in Afghanistan.

L’occasione, questa volta, è stata la morte di un detenuto in carcere per reati comuni trasformato in dissidente politico grazie ad una campagna mediatica internazionale.
La morte di una persona, a maggior ragione se si trova in condizione di detenzione, è un fatto che ci addolora ed è il sentimento che proviamo anche in questo caso. Quello che non si può fare è piegare tutta la vicenda per biechi interessi politici come invece, purtroppo, sta avvenendo.
Orlando Zapata Tamayo si trovava in carcere per reati comuni, in sciopero della fame dal 18 dicembre 2009, curato dai medici cubani prima nelle strutture sanitarie del luogo di detenzione e, successivamente, a Camaguey e l’Avana, deceduto in seguito a sopraggiunta polmonite. Diagnosticata e curata, anche se purtroppo invano.
Non è morto massacrato di botte come Cucchi o Aldrovandi; non è stato legato e seviziato come ad Abu Ghraib; non è stato incappucciato, drogato e torturato come a Guantanamo o Bagram, inferni che hanno a che fare non con Cuba ma con la nuova democrazia USA post 11 settembre 2001; non è scomparso su uno dei voli segreti della CIA o ucciso in un qualche Paese del mondo da agenti dei servizi segreti cubani con documenti o passaporti rubati e falsificati.
Molti, in questi giorni difficili, hanno richiamato tutto questo, com’è giusto che sia: alla strumentalità occorre rispondere con argomenti e fatti, nonostante la disparità dei mezzi in campo.
Raul Castro, Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri a L’Avana, ha ricordato nella sua dichiarazione del 24 febbraio che la politica terroristica degli Stati Uniti dalla vittoria della Rivoluzione è costata a Cuba oltre 5.000 tra morti e feriti. Per poi aggiungere: “Qui, in mezzo secolo, non abbiamo ucciso nessuno; qui non è stato torturato nessuno; qui non si è avuta alcuna esecuzione extragiudiziale. Beh, qui a Cuba sì, è stata praticata la tortura, ma nella Base Navale di Guantanamo, non nel territorio governato dalla Rivoluzione”. Come è bene non dimenticare i 5 patrioti cubani illegalmente detenuti negli USA, in condizioni nella migliore delle ipotesi molto discutibili. Quasi certamente peggiori di quanto non fosse stato il caso di Zapata Tamayo.
Questo non significa, in sede di bilancio storico come nell’elaborazione e nella ricerca di una prospettiva futura, che non esista un nodo da sciogliere, un nodo che attiene alle relazioni tra democrazia e socialismo. Oltre a prendere le distanze dal punto di vista storico rispetto alle forme autoritarie di socialismo, con le quali Cuba – per correttezza di analisi – ha sempre avuto poco a che vedere, la prospettiva della trasformazione rivoluzionaria della società può tornare ad avere una sua attrattività solamente se essa coniuga l’estensione dei diritti sociali con l’estensione delle libertà politiche e dei diritti civili. Anche su questo terreno, e non solamente sullo sviluppo economico, il socialismo per affermarsi dovrà dimostrare la propria superiorità per evitare di ripetere gli errori del passato.

sabato 3 aprile 2010

Buona Pasqua a tutti!


SPERANDO DI NON FARE LA FINE DELL'AGNELLO...