sabato 28 luglio 2007

Un comunista che ha fatto l'Italia

E' morto Giovanni Pesce (Visone), classe 1918, garibaldino di Spagna, alla testa dei Gap in Italia, medaglia d'oro al valor militare nella lotta di Resistenza, eroe nazionale. Un comunista che ha fatto l'Italia.
Amava dire, citando i versi di Eluard: «Ci sono parole che fanno vivere. Una di queste è la parola comunista»
Ma non si spegnerà la sua leggenda.

Lo ricordiamo con le sue parole che possono diventare il nostro manifesto politico:
"Occorre sempre riandare a quel giorno. Non mi stancherò mai di ripeterlo. La democrazia nel nostro paese è salda ma è anche quotidianamente incalzata da prepotenze, violenze, fenomeni di sfruttamento, di emarginazione, spinte razziste, ingiustizie sociali. I temi della sicurezza sul luogo di lavoro, dell'occupazione giovanile, del salario dignitoso per tutti, di una scuola libera, di una informazione al riparo da interessi e veleni di parte, di pensioni rispettose dei sacrifici compiuti in una intera esistenza, di una giustizia che colpisca in termini certi e rapidi i colpevoli di ogni reato, sono appuntamenti cui occorre dare una risposta".

Accomuniamo al ricordo anche Emilio Ferretti (Comandante Ferro), scomparso il 21 luglio scorso, che è stato una delle figure più importanti della resistenza marchigiana. Dopo la guerra, tra i vari incarichi, ricoprì anche quello di Assessore provinciale alla Sanità nel periodo in cui si dovevano chiudere i manicomi. Fu uno dei più convinti sostenitori della legge Basaglia.

Medici a Cuba

L’altro giorno sfogliando Liberazione ho letto un’interessante notizia: otto giovani americani si laureano in medicina a L’Havana a spese di Fidel Castro.

Vi chiederete: come è possibile?
Per il momento sono otto i neolaureati americani. Ma presto ne seguiranno altri. Sono ottanta, infatti, gli studenti statunitensi che hanno preso parte all'accordo bilaterale tra il governo di Cuba e "Black Caucus", un'organizzazione di afroamericani che siede al Congresso di Washington.
Questo accordo ha permesso a studenti poveri di realizzare il proprio sogno e laurearsi in medicina. I costi dei corsi di medicina negli Usa sono proibitivi mentre a Cuba gli studenti hanno avuto accesso all'università più vitto e alloggio pagati, hanno potuto sostenere esami di clinica medica e anatomia e ottenere la laurea dopo sei anni di studi.
Ora torneranno negli States a prestare assistenza ai più disagiati.
Evelyn Erickson, di New York, una dei neolaureati presso la Scuola Latino Americana di Medicina dell'Avana ha detto alla Bbc «Ci viene dato tutto, dai libri alle uniformi. Ma a condizione che torniamo nelle nostre comunità a fornire assistenza sanitaria. Ed è quello che vogliamo fare».
L’umiliazione per l’America, pardon per gli Stati Uniti, concerne contemporaneamente due aspetti: quello della quantità di persone senza copertura sanitaria e quello della difficoltà di accesso all'università per i più poveri.
Da ricordare anche lo scalpore suscitato da Michael Moore, che per realizzare il suo ultimo documentario, "Sicko", ha trasportato in barca a Cuba un gruppo di ammalati sprovvisti di assicurazione sanitaria.

mercoledì 25 luglio 2007

Su "Chi l'ha visto?" il programma dell'Unione

Leggendo alcuni articoli sulla proposta del Ministro Damiano sulla riforma del welfare, mi ha divertito la frase “Di questo passo il programma dell'Unione sarà consegnato a Federica Sciarelli per una puntata speciale di "Chi l'ha visto", frase che ironicamente sintetizza lo stato delle cose sul programma con cui Prodi si è presentato agli elettori e sul quale gli elettori gli hanno accordato la propria (striminzita) fiducia.

Già l'abolizione dello scalone sulle pensioni lasciava molto a desiderare e, sicuramente, non era quello che ci si aspettava. Adesso viene fuori che l'accordo potrebbe rivelarsi peggiore di quanto previsto. Sembra, infatti, che gli esentati dall'aumento dell'età pensionabile (lavoratori impiegati in mestieri usuranti, alla catena di montaggio o turnisti notturni) non andrebbero oltre le cinquemila unità l'anno. Quindi, per vedere arrivare alla pensione il milione quattrocentomila di lavoratori esentabili si impiegherebbero più o meno duecentottant'anni!
Quello che invece è certo è che il protocollo sul welfare concepito dal ministro Damiano va anche oltre le peggiori previsioni. Contro il precariato il Governo ha, infatti, presentato una serie di proposte per lo più inefficaci e a tratti controproducenti che, però, a qualcuno sono piaciute: guarda caso a Montezemolo. I Sindacati, invece, alla fine della nottataccia di trattative, parevano usciti da un film dell'orrore.

La vicenda è indecente sicuramente nel merito, ma anche nel metodo. Stavolta i "ministri competenti" se ne sono strafegati di salvare anche la più pallida parvenza di collegialità. Gli alleati del Pd non sono neppure stati consultati e le misure contro il precariato sono state presentate come "inemendabili" (Damiano).
Gli ordini di Confindustria alla fine pare abbiano avuto ragione sugli impegni che erano alla base del programma di governo dell'Unione.
L'intenzione dei leader del Pd, per un attimo non impegnati a scannarsi tra loro, sembra però andare anche oltre l'imposizione di una politica economica non troppo lontana da quella del centrodestra. Ma “…c'è qualcosa di più e persino di peggio. Trapela l'obiettivo di sconfiggere l'ala sinistra della coalizione, considerata non come alleata ma come nemica da battere una volta per tutte e in campo aperto. Traspare la voglia di umiliare le organizzazioni sindacali, per rintuzzare in via definitiva le ambizioni di pesare più che tanto nelle scelte e negli indirizzi del governo” (Andrea Colombo).
Adesso la posta in gioco non è più solo la politica economica del centrosinistra. E' l'identità stessa del centro (troppo) – sinistra (poco). E' il passaggio da un'alleanza tra pari alla costituzione di una cabina di regia targata Pd, agli ordini della quale la sinistra dovrebbe sottomettersi, possibilmente senza protestare.

ll segretario del Prc, Franco Giordano, dice: “… si tratterebbe di misure che non erano previste dal programma dell'Unione … non siamo stati coinvolti e dunque non ci sentiamo legati…”
Giovanni Russo Spena, il capogruppo del Prc al Senato, annuncia di avere presentato “… insieme ad altri gruppi parlamentari della sinistra un emendamento al Dpef che contrasta davvero il precariato, a differenza delle misure proposte dal governo…”.
Speriamo.

sabato 21 luglio 2007

Piazza Giuliani

Voglio anch'io lasciare una testimonianza sui fatti di Genova, ma fedele a quanto commentato su post di altri, dato che io non c'ero non darò giudizi.
Rimando solo ad un articolo apparso sul sito di Rifondazione Comunista e mi unisco ai Parlamentari, in primo luogo la madre di Carlo, che chiedono una seria commissione d'inchiesta parlamentare.

venerdì 20 luglio 2007

Succede in Italia

Il sindaco di Montalto di Castro (Salvatore Carai dei Ds) ha deciso di prestare i soldi per pagarsi un avvocato agli otto ragazzi del suo paese accusati di aver stuprato una coetanea di sedici anni, ragazzi che per il loro gesto non hanno mostrato alcun pentimento (“portava la minigonna nera, ci ha provocati, era ubriaca e non era una santarellina”) né presentato scuse.
Giustificare il suo gesto tirando in causa la condizione sociale delle famiglie non ha senso in quanto i ragazzi avrebbero comunque avuto a disposizione l'avvocato d'ufficio e perché l'aiuto dovrebbe dovuto riguardare prima altri settori: lo studio, il lavoro, ecc.
E la vittima e la sua famiglia, chiediamo al sindaco, non meriterebbero almeno la stessa solidarietà?
L'atto del primo cittadino di Montalto di Castro riveste un altro significato che ricorda tempi lontani (che credevamo passati) quando le donne violentate venivano stuprate due volte, la prima quando subivano la violenza fisica, la seconda dall'opinione pubblica quando avevano il coraggio di denunciare l’accaduto nelle aule di tribunale.
Il suo gesto non può essere scusato né ridimensionato. Se accettassimo questo avremmo perso la sfida più importante: costruire una società dove regna il pieno rispetto di tutti e tutte.
La sottosegretaria per i Diritti e le Pari Opportunità Donatella Linguiti (Prc) ha espresso il suo sdegno dichiarandosi, come donna e come rappresentante delle istituzioni, parte in causa.
Ci aspettiamo che anche Barbara Pollastrini, Ministro per le Pari Opportunità, prenda posizione a sostegno della ragazza e contro il sindaco del suo partito.

giovedì 19 luglio 2007

Fuori i Dico dentro i Cus?

Si chiameranno Contratti di Unione Solidale, ovvero CUS, e non più DICO. Il Senatore Cesare Salvi ha presentato un nuovo testo per i contratti di solidarietà sociale.

Le unioni civili, secondo il testo presentato da Salvi, saranno possibili tra persone anche dello stesso sesso. I CUS saranno stipulati con una dichiarazione congiunta davanti a un notaio o al giudice di pace e inseriti in un apposito registro.
Essi prevedono per le coppie una serie di diritti e benefici tipici dei coniugi. Se l'unione solidale è stata registrata da almeno nove anni, le coppie di fatto potranno ereditare i beni alla morte del convivente: un quarto del totale se il convivente deceduto ha figli, fratelli e sorelle; la metà se ci sono parenti fino al sesto grado; l'intera somma negli altri casi.
I CUS prevedono anche il diritto di successione nel contratto di locazione. Le coppie di fatto potranno avere l'assistenza sanitaria e penitenziaria, usufruiranno di facilitazioni nei trasferimenti di sede di lavoro e potranno decidere sulla donazione degli organi e sulle celebrazioni funerarie del convivente.

La Senatrice del P.R.C. Maria Luisa Boccia commenta:
"Non sarà la migliore legge possibile, ma è un buon punto di partenza. Specialmente perché finalmente i due partner potrebbero contrarre il Cus insieme e pubblicamente, nello stesso momento e nello stesso luogo.
Il testo è migliorabile. Rimane irrisolta la questione dell'eredità: nove anni sono troppi, e non trovo giusto che il partner venga addirittura dopo i fratelli e le sorelle. Capisco che si voglia fare una distinzione tra il matrimonio vero e proprio e le unioni civili, ma senza penalizzare chi fa questo contratto. Poi non sono d'accordo sul rinviare ancora la discussione sulla pensione di reversibilità. Su questo punto bisogna dare piena equiparazione tra coniugi e pacsati: se due persone decidono di costruire una vita insieme, anche dal punto di vista economico, è giusto che la pensione vada accordata. Fatti salvi i figli, naturalmente".

PACS, DICO, CUS chiamateli pure come volete, ma estendiamo questi diritti a tutte le coppie.

domenica 15 luglio 2007

Per non dimenticare

"Dopo un raccolto ne viene sempre un altro, andiamo avanti...
Guardate la mia famiglia: avevo sette figli ed ora ho undici nipoti. Avevo quattro mucche, e adesso sono cinquantaquattro capi di bestiame, con la produzione del grano che è salita a cinque volte quella del '35...
In più, abbiamo dato sette vite alla patria".

Ho da poco finito di leggere "I miei sette figli", il libro di Alcide Cervi e Renato Nicolai (Ed. Editori Riuniti) che consiglio a tutti di leggere.
Se invece di scrivere queste righe avessi dovuto esprimermi con le parole, non avrei potuto: la commozione mi avrebbe chiuso la gola e spezzato la voce.
Il libro è stato scritto da Renato Nicolai dopo un'inchiesta molto minuta fatta tra la gente del luogo, andando in giro per le campagne intorno al Po', e dopo uno studio accurato del dialetto locale, seguendo la narrazione fatta da Alcide Cervi su fatti ed eventi da lui vissuti direttamente.
Mi rimane facile illustrare lo spirito del libro attraverso le parole di Sandro Pertini, autore della prefazione:
"Ciò che colpisce, ancora oggi, in questo racconto è in primo luogo l'arguzia, l'allegria, direi la virile felicità con cui la famiglia Cervi visse dal principio alla fine la sua tragica avventura...
La storia dei Cervi dimostra come si possa diventare antifascisti partendo dai valori più elementari ed essenziali: l'amore per l'uomo, il culto della famiglia, la passione per il lavoro dei campi...
E' un piccolo capolavoro di dolcezza, di fierezza e di forza. Una testimonianza della perennità di quei valori della Resistenza ai quali spesso mi rifaccio come al fondamento del nostro consorzio civile..."
Libri come questi possono colmare il colpevole silenzio della scuola italiana che sempre più spesso ferma il trascorrere della storia ai fatti accaduti prima delle guerre mondiali, concorrendo così alla perdita della nostra memoria.
Desidero chiudere questo post con la frase finale del libro:
"Che il cielo si schiarisca, che sull'Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel cuore della terra e degli uomini.
Allora sì, mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quando c'eri tu, sulla terra si può vivere, e non solo morire di crepacuore.
E ai figli dirò: l'Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei".

Puoi farlo Alcide: a me e ai miei figli il vostro esempio è servito.

domenica 8 luglio 2007

Il bene comune

Inizio con una frase di Platone:
«E' difficile innanzitutto sapere che è necessario per un'autentica arte politica prendersi cura non dell'interesse privato, ma di quello pubblico - infatti l'interesse comune lega insieme le città, quello privato le dilania - e capire che l'interesse comune, se è ben stabilito, è utile tanto all'interesse comune quanto a quello privato, ad ambedue in sostanza, molto più di quello privato».

Quanti di tutti quelli che ci amministrano (a qualunque livello) conoscono e, soprattutto praticano questo concetto?
Faccio un paio di esempi legati all'amministrazione spicciola, quella che ci riguarda da vicino, quella che ci governa tutti i giorni, non quella che arriva da distante.
Il primo.
Un Comune elabora un Piano Regolare Generale che, ovviamente, segue una propria filosofia urbanistica, che può essere condivisa o meno, ma che è la sua, quella sulla quale è stato costruito, quella sulla quale vive e sulla quale è stato progettato l'assetto del territorio che va a disciplinare.
Se la concezione cambia (o cambia l'Amministrazione di quel Comune), sarebbe più corretto cambiare la visione d'insieme, il progetto complessivo o operare per tante piccole varianti che rispondono a interessi, certamente legittimi, ma particolari?
Il secondo mi viene ispirato da un interessante forum che si sviluppa questi giorni sul sito di un amico.
Se si fanno delle assemblee pubbliche, iniziativa certamente lodevole dal punto di vista dell'ascolto delle istanze dei cittadini e di partecipazione alla vita pubblica, che valore devono avere le richieste particolari che possono arrivare?
Essere considerate una sorta di "lista della spesa", magari per ragrannellare qualche voto (in campagna elettorale si ricorderà che è ora di pagare il conto) o essere mediate con l'interesse di tutti gli altri che all'assemblea, per i motivi più svariati, non c'erano?
Faccio un esempio: se uno solo chiede di togliere una siepe, la siepe si taglia subito o prima si chiede a tutti quelli che vivono in quella via se la siepe sia effettivamente da tagliare?

martedì 3 luglio 2007

Lettera ad un amico

Faccio una breve premessa.
I Gruppi consiliari di opposizione del Comune di Agugliano (P.R.C. - D.S. - Margherita) ogni tanto mandano in giro un foglio per spiegare ai cittadini il loro punto di vista sull'operato dell'Amministrazione comunale. Per fare questo si avvalgono della collaborazione di tanti amici ognuno dei quali si occupa della distribuzione in una via del paese.
Nei giorni scorsi ho ricevuto l'e-mail di uno di questi che mi avvisava di non sentirsela più a causa della disillusione che provava nei confronti della sinistra. Quella che segue è la mia risposta.

"Ho letto con dispiacere la tua e-mail e ho pensato di scriverti queste poche righe. Credimi, non lo faccio per convincerti a continuare a distribuire il nostro “giornale”, sarebbe meschino, ma per confrontarmi con te.
Capisco e comprendo la disillusione nei confronti della sinistra. Anzi, di più, la condivido, perché anch’io stento a ritrovarmi nelle posizioni di un partito troppo appiattito sulle scelte di questo governo che si è rivelato molto diverso (peggiore?) di quanto in molti avevano sperato potesse essere.
Onestamente però, devo dire che in fondo io me lo aspettavo. Non a caso faccio parte di quella corrente (Essere Comunisti) del partito che aveva proposto l’accordo con l’Ulivo solo in seguito a “paletti” ben precisi. Purtroppo la maggioranza ha scelto una strada diversa che, oggi possiamo dirlo, ha fallito.
Ma poter dire “l’avevamo detto” certo non mitiga la delusione di vedere quanti dei nostri militanti oggi non si riconoscono più in un partito che è stato il portatore di ideali che però io ancora sogno possano realizzarsi. Nonostante tutto, almeno per il momento, io ho deciso di restare dentro.
Dentro la contraddizione, certo, dentro la delusione, dentro la difficoltà, con fatica, con ostinazione, con la convinzione che da dentro qualcosa si possa ancora fare, mentre da fuori si può solo stare a guardare ciò che ci passa accanto e sopra.
Un’altra cosa poi mi spinge ad andare avanti, ed è la convinzione che in ogni caso è diverso parlare a livello politico generale e operare a livello locale.
Anche e soprattutto per il nostro paese, anche oggi, anche nell’attuale situazione, io scelgo di restare dentro.
Perché la politica deve partire dal basso, deve partire da ognuno di noi. Ad essere diversi, a batterci per quello in cui crediamo, dobbiamo per primi essere noi cittadini, cittadini di Agugliano prima che d’Italia.
Io non posso pensare di arrendermi e lasciare il nostro paese, questo con la “p” minuscola, in mano a chi oggi ci amministra.
In nome di questa convinzione, oggi mi sento di farti questo invito: guarda se puoi passare sopra (se ce la fai) alle contraddizioni che viviamo a livello nazionale per impegnarti a livello locale.
Io credo possa essere possibile. A te la scelta. Con amicizia. FRANCA"